(Da L'Eco di Bergamo del 26/02)
Qui da noi è tutto fermo: campi, palestre, spogliatoi… Un’atmosfera surreale, di attesa e di speranza che tutto passi presto. Non posso evitare di pensare ai molti (ma sempre troppo pochi) sanitari in campo per affrontare questa tragica diffusione del virus che sta mettendo in ginocchio mezzo mondo e aspetto che, tornato tutto alla normalità si possano finalmente guardare anche i numeri. Per esempio sarà interessante vedere il rapporto tra controlli e scoperte di contagio. Ma non voglio qui fare polemiche: non è mio compito e non ne ho neppure la competenza.
Mi preme invece sottolineare la straordinaria e rassicurante attività di medici, infermieri, specialisti, responsabili della Protezione civile, dei Carabinieri, della Polizia dello Stato, e tanti altri cittadini che, in queste circostanze, mostrano il meglio dell’Italia. Qualcuno ha affermato che l’Italia è una grande nazione perché si è organizzata bene per affrontare questa emergenza. Io mi auguro che sia così, ma già da ora possiamo dire che l’Italia è una grande nazione perché popolata di professionisti e volontari che, in occasione delle più diverse calamità, diventano giganti a difesa della comunità.
Indubbiamente vedere i centri sportivi vuoti fa venire tanta tristezza. Chissà come, il pensiero mi è andato alle riflessioni che il presidente nazionale Vittorio Bosio ha affidato ad Avvenire nei giorni scorsi. In due occasioni ha richiamato l’attenzione di tutti a non sottovalutare la sentenza che mette il silenziatore al campetto dell’oratorio di un quartiere di Palermo, dove opera una società Csi e dove i ragazzi solevano, fino a qualche giorno fa, trovarsi per giocare, per stare insieme, per crescere sotto l’occhio attento e amorevole degli adulti che di loro si prendono cura.
Nei giorni in cui leggevo queste cose sono incappato in un ragionamento di un grande sociologo che in realtà parlava d’altro ma che mi ha colpito riportandomi alla mente Palermo: attraverso il gioco libero, attraverso lo sport - affermava - sui campi di oratori e centri sportivi non si impara solo a calciare, a vincere le partite. Si impara anche a litigare. Lì per lì sono rimasto un po’ basito. Ma poi ho seguito il ragionamento e ho capito quanto è vero: attraverso il gioco abbiamo imparato a gestire i conflitti con gli altri e a farli rientrare nella semplicità del vivere quotidiano, con qualche arrabbiatura, magari qualche scapaccione dato e preso, ma senza drammi particolari e senza tragedie. Grandezza dello sport. Grandezza del Csi.