Le attività del Csi nel TG

COMUNICATI2023

L'attenzine ai giovani un modello da seguire

(Da L'Eco di Bergamo del 20/11) 

Oggi l’Atalanta è più che mai una società di calcio ammirata, temuta e per molti aspetti, invidiata. Ha saputo trovare un equilibrio tra la professionalità, la qualità del gioco, la bravura di tecnico e giocatori, e il rispetto dei bilanci. Giovedì scorso, però, con l’intitolazione della nuova palazzina al Centro di Zingonia all’indimenticabile Mino Favini, l’Atalanta di Antonio Percassi ha scritto un’altra pagina del manuale “Come avere successo nello sport”. Ovviamente, preciso subito affinché non ci siano equivoci, che questo manuale non esiste ma è un artificio che mi serve per spiegare che c’è qualcosa nella fortuna di Mino Favini all’Atalanta e dell’Atalanta con Mino Favini che va oltre la benevolenza della dea bendata. La scelta di affidare le sorti della società cominciando dalla cura del settore giovanile, è una scelta di intelligenza, cioè di capacità di leggere la realtà e il tempo che si vive guardando oltre la siepe che delimita il proprio giardino per creare una struttura straordinaria capace di imporsi nello sport pur non buttando nella mischia immense risorse economiche.
Eppure c’è qualcosa che va oltre anche a tutto questo. Ne ha fatto cenno il nostro presidente nazionale Vittorio Bosio, prendendo la parola e raccontando cosa sia stato Favini per il Csi: un uomo grande che non si è mai montato la testa, capace di intuire nei primi gesti tecnici di un ragazzo le potenzialità che si sarebbero sviluppate magari solo dopo anni. Con il Csi Favini, ha sottolineato Bosio, ha sempre avuto un atteggiamento rispettoso, disponibile, aperto. Questo vuol dire che l’Atalanta aveva affidato il settore giovanile ad un professionista dalle grandi capacità umane, che sapeva guardare oltre il clamore delle facili illusioni puntando a formare uomini di spessore morale prima che tecnico-atletico.
Sono certo che molti dei grandi pensatori del calcio moderno avranno sorriso, all’inizio, della determinazione con cui Percassi aveva voluto che la società si dedicasse al settore giovanile. Come si poteva vincere in quel modo, senza il denaro necessario per portarsi in casa i campioni più celebrati e corteggiati al mondo?
Il come l’ha poi dimostrato la nostra società di punta facendosi rispettare a livello nazionale e anche fuori dai confini italiani.
Che il Csi di Bergamo abbia nell’Atalanta un punto di riferimento per la formazione diventa così un motivo di orgoglio e una certezza per il futuro per un calcio, che sia bellezza del gioco, dello sport e che dia spazio e opportunità a giovani in gamba che meritano fiducia e sostegno.

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