(Da L'Eco di Bergamo del 21/10)
Anche questa volta la botta è forte, di quelle che fanno male. Avevamo appena ripreso a respirare, correre, entrare in campo per partite vere, quando tutto viene fermato.
Una fermata che fa male perché adesso sui dirigenti delle società sportive cade una tegola difficile da sopportare. Mesi spesi a prepararsi, a dialogare con le famiglie, a rincuorare atleti piccoli e grandi, e poi tutto rischia di andare in fumo.
Cosa possiamo fare? Sappiamo di essere, come Comitato Csi di Bergamo, un punto di riferimento per società, dirigenti e atleti. Dobbiamo prendere atto della situazione e vedere se c’è, nascosto da qualche parte, uno spicchio di luce al quale attingere per andare avanti.
Tutto però va fatto con serietà e rispetto. Pensare che, nella situazione che si è creata, la soluzione sia rappresentata dai pugni picchiati sul tavolo di qualche amministratore regionale è sbagliato.
La situazione sanitaria è peggiorata rapidamente nelle ultime settimane e chi di dovere sta facendo il possibile per tutelare la salute delle persone, da una parte, e la normalità della vita sociale dall’altra.
Sono risultati fra loro antitetici perché per fermare il virus bisognerebbe fermarsi tutti e questo, lo sappiamo, finirebbe per essere un rimedio peggiore del male.
La strada che il Csi sta seguendo è quella istituzionale e associativa. Da una parte un dialogo aperto, continuo, con la Regione e con il Governo. Il presidente nazionale Vittorio Bosio è in continuo dialogo, come da sempre, con tutti gli esponenti politici, con il ministro dello Sport e della Salute, ma anche con gli altri Enti di promozione sportiva. L’altro ieri ha scritto al Presidente del Consiglio Conte. Un dialogo che serve ad offrire a chi deve prendere le decisioni e scrivere le norme, l’esperienza di chi sta sul campo, di chi organizza da oltre 75 anni lo sport alla portata di tutti. Cioè lo sport socialmente e culturalmente più rilevante.
Si arriverà a qualcosa? Oggi non è possibile dirlo, ma è l’unica strada da percorrere. Soprattutto bisogna evitare le fughe in avanti di chi pensa di avere soluzioni personali, magari forzando o interpretando furbescamente le regole appena varate. La furbizia, in questo caso, porta solo caos e aumenta le difficoltà di coordinamento. Se sarà possibile, tra qualche giorno, immaginare che qualcosa si possa ancora fare, magari a livello di giovani o dei bambini, sarà solo per merito di chi sta lavorando con il cervello e con il cuore fra loro collegati.