Le attività del Csi nel TG

COMUNICATI2023

L'attimo di rabbia che fa male

(Da L'Eco di Bergamo del 22/11) 

Il fatto più grave è un cazzotto rifilato all’uscita dal campo, a partita finita. Peccato. L’ambiente complessivo delle attività sportive, da tempo, è molto bello ma questa non è una notizia. Sappiamo infatti che quando le cose vanno bene non fanno scalpore.
Ogni settimana si giocano migliaia di partite, di diverse discipline, e altre migliaia di atleti si confrontano nelle prove individuali. Eppure gli episodi di cattiveria o addirittura di violenza sono sempre più rari. Perché ne parliamo allora, se si tratta di casi ormai isolati?
Perché sugli aspetti migliorabili dobbiamo tutti darci una mano. Sicuramente non basta dire che un pugno sferrato per la rabbia, senza pensare alle conseguenze, fa troppo male per poter essere definito esperienza sportiva. Non c’entra niente e vorremmo proprio che non capitasse mai più. Ma se facciamo il percorso a ritroso ci accorgeremo che la strada da condividere per arrivare a vivere nel modo giusto ogni momento dello sport è costruita passo dopo passo, giorno dopo giorno, con una corretta formazione dei dirigenti, degli allenatori, degli stessi formatori che devono saper essere tecnici e psicologi, esperti di aspetti giuridici e di aspetti medici, oltre che di tanto altro.
Dobbiamo arrivare a entrare in campo, a correre sui sentieri delle noncompetitive, a scendere sulle piste da sci o a lottare in palestra con le arti marziali e via dicendo, sempre e solo con lo spirito giusto.
Sono prediche che lasciano il tempo che trovano? Direi di no e l’esperienza dimostra che fare sport pensando che sia importante solo il risultato porta a perdere il senso stesso dell’essere sportivi. Se ho vinto una partita importante posso essere contento; ma sicuramente lo devo essere allo stesso modo se ho perso l’incontro ma ho vissuto un paio d’ore di allegria e di forte impegno sportivo. Non porterò a casa i tre punti in classifica o la medaglia del vincitore ma mi sarò regalato spezzoni di vita che vale la pena di vivere.
Chi sta sorridendo in questo momento, leggendo l’ennesima “predica” pensi agli effetti di un momento di rabbia come quello del pugno che ha mandato un giovane al Pronto soccorso. Effetti solo negativi, pesantemente negativi. Per non arrivare a quel punto non basta dire che quello è un atteggiamento sbagliato, da condannare. Bisogna invece fare ognuno la propria parte e farsi promotori, tutti, di un modo intelligente di fare sport.

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