Le attività del Csi nel TG

COMUNICATI2023

Ripartire ma in quale direzione?

(Da L'Eco di Bergamo del 15/11) 

Nulla, diceva un vecchio saggio, insegna più delle sconfitte. Così anche lo sport potrebbe riprendere il filo di un ragionamento partendo proprio dal naufragio della grande nave della Nazionale di calcio. Detto questo, preciso: lo sport non è solo il calcio, per quanto questa disciplina sia bella, affascinante, magica e importante nella nostra società. Lo sport è molto altro e forse questo momento di riflessione che l’uscita dai mondiali ci impone, permetterà di mettere in primo piano anche aspetti fondamentali, partendo proprio dalle leggi statali e dalle regole ministeriali.
Quindi ognuno faccia bene il proprio compito. Al Coni di fare il coordinatore, alla Figc di far emergere chi abbia più talento in campo calcistico, alle altre Federazioni di fare altrettanto nelle rispettive specialità. E agli enti di promozione sportiva, fra i quali il Csi è una realtà di primo livello, di fare bene il proprio compito di programmazione, realizzazione e gestione di attività sportive che abbiano alla base la persona, con i suoi bisogni e le sue potenzialità.
Adesso, per esempio, tutti parlano della cura dei giovani. Ne parlano anche i giornalisti che si stanno occupando del fallimento dei mondiali di calcio. Ma perché ne parlano? Per poter avere risultati agonistici di nuovo ad altissimi livelli. Noi invece vorremmo sentir parlare un po’ di più e con sincerità, della cura dei giovani come persone, come componenti fondamentali della società dell’oggi e del domani, come portatori di diritti che qualcuno si deve pur prendere la briga di custodire e proporre. Per esempio il diritto al gioco e alla gioia di stare insieme. Se pensiamo di nuovo al settore giovanile solo come fucina dei futuri campioni siamo di nuovo fuori strada. Ma purtroppo penso che la maggior parte degli approfondimenti sarà fatta in quel senso.
Offrire opportunità di gioco e di gioia non significa però assenza di perimetri di gioco e di regole applicabili. Il Csi da sempre chiede alle società sportive di condividere queste regole attraverso la Programmazione. Ma a volte garantire un diritto ad una bambina, a un bambino, o a dei ragazzi significa anche derogare alle regole assunte. Perché? Perché è importante in certi casi entrare nelle singole storie che chiedono attenzioni speciali. Lo fa la Presidenza quando decide le deroghe e lo chiediamo alle associazioni sportive: comprendere e condividere l’esperienza e il valore dei “sì” e dei “no” che sono stati dati, in virtù dello sguardo più ampio che come associazione ci spetta e che dobbiamo a tutte le storie che vivono nel Csi.

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