«Sempre con noi»

(Da L'Eco di Bergamo del 28/03) 

Lo scorso novembre, c’eravamo rimasti proprio male. Pareggiando con la Svezia, dopo quasi sessant’anni di presenza, la nostra Nazionale non si qualificava ai Mondiali di calcio. Nei giorni scorsi invece, diversi di noi erano di nuovo in trepidazione per il suo ritorno in campo. Niente di straordinario, semplicemente un’amichevole con l’Argentina. Ma era la prima comparsa dopo la deludente avventura dei mesi scorsi. E nell’aria si percepiva una certa voglia di riscatto.
Non ho visto la partita. Il giorno dopo ho semplicemente letto il risultato sui giornali. Sono però rimasto colpito da una cosa. Per l’inizio della partita, qualcuno aveva proposto che venisse ricordato ancora una volta il nostro compaesano Davide Astori, giocatore di seria A e anche della Nazionale. Quella sera di novembre in cui siamo stati eliminati dall’accesso ai Mondiali, lui era in panchina. Venerdì scorso no. Ma con quel ricordo era un po’ come se lo fosse. “Sempre con noi” si poteva leggere da più parti, sugli striscioni e sugli schermi dello stadio.
Perché parlare di questo fatto nell’articolo per gli auguri di Pasqua? Di fronte ai gesti e alle parole di venerdì scorso, qualcuno potrebbe storcere il naso poiché il “sempre con noi” non dice fino in fondo la grandezza della Pasqua dei cristiani. Vero! È molto di più un Dio che lascia uccidere Suo figlio per mostrare agli uomini fino a che punto arriva il Suo amore. È molto di più un Dio che sconfigge quella stessa morte proprio perché il Suo figlio non ha mai smesso di fidarsi di Lui che lo ha lasciato morire! Tuttavia, di questo “sempre con noi” provo a riconoscerne il positivo! Ovvero a coglierne i tratti evangelici e a farlo diventare occasione di riflessione e di augurio per tutti. “Sempre con noi” è il tentativo di colmare un vuoto improvviso che si è venuto a creare per la morte di qualcuno. È la consapevolezza che chi è morto, è stato un bell’esempio di umanità. E non si vuole dimenticare tutto ciò che di lui è stato particolarmente significativo. Insomma: non si vuole che il “bene” generato vada perso e che la vita, apparentemente persa, abbia la sua possibilità di riscatto! Quindi? La Pasqua dei cristiani è certamente più di tutto questo. Ma credo che sia anche questo! Ovvero “consapevolezza” di un Bene che si è incontrato. “Riconoscimento”, “ricordo” e “celebrazione” di questo Bene perché già da ora possa orientare il più possibile le nostre parole e i nostri gesti!
Penso al Csi e alle sue società. Al lavoro che quotidianamente compiamo attraverso lo sport per aiutare i ragazzi a crescere. Penso alla grande necessità che abbiamo di Bene, di buoni esempi che talvolta fatichiamo a riconoscere. Oltre al grande bisogno di speranza che spesso non riusciamo a testimoniare ai più piccoli. Che questa Pasqua ci doni una sana voglia di riscatto. Ovvero il desiderio di non voler dimenticare, di riconoscere e di imitare ciò che di più buono la nostra umanità possiede. In Dio e in tutti gli uomini di buona volontà che si sono spesi e si stanno spendendo per il prossimo. Dopo la Sua morte e resurrezione, prima di salire al cielo, le ultime parole di Gesù sono state: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”. Oggi forse qualcuno direbbe: “sempre con noi”.
L’imminente celebrazione di Dio che fa risorgere Gesù dai morti e il ricordo di tutti coloro che ora gli sono vicini, ci accompagni e ci guidi sempre nel nostro operare. Buona Pasqua!

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