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Natale: il gioco vincente di Dio (dall'Eco di Bergamo del 23/12)

Già Natale? Ebbene sì: ancora una volta le festività sono alle porte. Pochi giorni e avremo la grazia di incontrare
quel Dio che si fa uomo in un bambino. Tante sono le occasioni in cui questo incontro potrà accadere: dalla celebrazione dell’Eucaristia a un gesto di carità. In tutte però, sono certo che sperimenteremo sempre quella meraviglia che ci accende il sorriso sul volto, quel calore che è capace di scaldarci il cuore e di entusiasmarci
un’altra volta per il compito che ci è stato affidato.
Regolarmente, questi giorni sono anche accompagnati da un altro pensiero che mi pare valga anche per le società
sportive: il pensiero dei bilanci. Sarà che si può beneficiare di qualche momento di tranquillità o si comincia a intravedere l’avvicinarsi della fine dell’anno solare.
Ad ogni modo: il pensiero corre sempre al tempo trascorso e a quanto è accaduto o potrà accadere. Oltretutto, ad
aiutarci in quest’operazione non mancano certo i calendari dei campionati così come le relative classifiche: tutto fa pensare e riflettere. C’è chi si scopre contento del lavoro fatto e chi intuisce o addirittura ha conferma che potrebbe fare meglio.
“Zona” o “uomo”? Benché consulente ecclesiastico del Csi, non sono mai stato un grande intenditore di calcio;
tuttavia a suo tempo qualche rudimentale idea sugli schemi di gioco me l’hanno insegnata: quello a “uomo” o quello a “zona”. Ovvero: il giocatore di una squadra o si assume la responsabilità della marcatura personale dell’avversario o si assume quella di una parte del terreno di gioco.
Insieme con voi, torno al Natale e in questi giorni non posso non fare questa riflessione che ha un po’ il sapore
del bilancio e vorrebbe spronarmi a fare meglio. A Natale Dio sceglie di giocare contemporaneamente a “uomo” e a “zona”. A “uomo” perché tutti e ciascuno gli stiamo a cuore: oggi Dio sceglie ancora una volta di prendersi cura di ciascuno di noi marcandoci personalmente “a uomo”, come una mamma con i suoi figli.
E “a zona” perché allo stesso tempo, la Sua vicinanza personale non diventa esclusiva: Dio non sceglie solo alcuni ma ci conferma che, per fare il Suo gioco, sceglie quella “zona” di campo che è il mondo.
Se non fosse così, rischierebbe di essere uno che fa preferenze, interessato solo a qualcuno di noi e la partita
della vita sarebbe già una sconfitta.
In sostanza: non gli interessa chi incontrerà nel mondo, che sia avversario o compagno di squadra.
La cosa più importante è che chiunque Egli incontrerà per quella “zona” che è il mondo, lo marcherà a “uomo”, accogliendolo e incontrandolo per quello che è.
Vi auguro che questo Natale possa donarci sempre di più la consapevolezza di quanto ogni giorno Dio giochi in questo modo la Sua partita con noi.
Insieme a questo, vi auguro che ci doni l’audacia di poter fare altrettanto con chi Egli ci ha messo accanto.
Oltre che l’intelligenza di evitare il più possibile il fuorigioco. In gioco c’è la vita degli uomini e vincere questa partita sarebbe la vittoria più bella, per Lui e per noi!
Buon Natale!

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